L’arte della guerra
Così
gli Usa «rassicurano» l’Europa
Manlio Dinucci
Nell’anno
fiscale 2018 (che inizia il 1° ottobre 2017) l’amministrazione Trump accrescerà
di oltre il 40% lo stanziamento per la «Iniziativa di rassicurazione
dell’Europa» (Eri), lanciata dall’amministrazione Obama dopo «la illegale
invasione russa dell’Ucraina nel 2014»: lo annuncia il generale Curtis
Scaparrotti, capo del Comando europeo degli Stati uniti e quindi per diritto
Comandante supremo alleato in Europa.
Partito
da 985 milioni di dollari nel 2015, il finanziamento della Eri è salito a 3,4
miliardi nel 2017 e arriverà (secondo la richiesta di bilancio) a 4,8 miliardi
nel 2018. In quattro anni, 10 miliardi di dollari spesi dagli Stati uniti al
fine di «accrescere la nostra capacità di difendere l’Europa contro
l’aggressione russa». Quasi la metà della spesa del 2018 – 2,2 miliardi di
dollari – serve a potenziare il «preposizionamento strategico» Usa in Europa,
ossia i depositi di armamenti che, collocati in posizione avanzata, permettono
«il rapido spiegamento di forze nel teatro bellico». Un’altra grossa quota –
1,7 miliardi di dollari – è destinata ad «accrescere la presenza su base
rotatoria di forze statunitensi in tutta Europa».
Le
restanti quote, ciascuna nell’ordine di centinaia di milioni di dollari,
servono allo sviluppo delle infrastrutture delle basi in Europa per «accrescere
la prontezza delle azioni Usa», al potenziamento delle esercitazioni militari e
dell’addestramento per «accrescere la prontezza e interoperabilità delle forze
Nato».
I
fondi della Eri – specifica il Comando europeo degli Stati uniti – sono solo
una parte di quelli destinatati all’«Operazione Atlantic Resolve, che dimostra
la capacità Usa di rispondere alle minacce contro gli alleati».
Nel
quadro di tale operazione, è stata trasferita in Polonia da Fort Carson
(Colorado), lo scorso gennaio, la 3a Brigata corazzata, composta da 3500
uomini, 87 carrarmati, 18 obici semoventi, 144 veicoli da combattimento
Bradley, oltre 400 Humvees e 2000 veicoli da trasporto.
La
3a Brigata corazzata sarà rimpiazzata entro l’anno da un’altra unità, così che
forze corazzate statunitensi siano permanentemente dislocate in territorio
polacco. Da qui, loro reparti vengono trasferiti, per addestramento ed
esercitazioni, in altri paesi dell’Est, soprattutto Estonia, Lettonia,
Lituania, Bulgaria, Romania e probabilmente anche Ucraina, ossia vengono
continuamente dislocati a ridosso della Russia.
Sempre
nel quadro di tale operazione, è stata trasferita nella base di Illesheim
(Germania) da Fort Drum (New York), lo scorso febbraio, la 10a Brigata aerea da
combattimento, con oltre 2000 uomini e un centinaio di elicotteri da guerra. Da
Illesheim, sue task force vengono inviate «in posizioni avanzate» in Polonia,
Romania e Lettonia. Nelle basi di Ämari (Estonia) e Graf Ignatievo (Bulgaria),
sono dislocati cacciabombardieri Usa e Nato, compresi Eurofighter italiani, per
il «pattugliamento aereo» del Baltico.
L’operazione
prevede inoltre «una persistente presenza nel Mar Nero», con la base aerea di
Kogalniceanu (Romania) e quella addestrativa di Novo Selo (Bulgaria).
Il
piano è chiaro. Dopo aver provocato col putsch di Piazza Maidan un nuovo
confronto con la Russia, Washington (nonostante il cambio di amministrazione)
persegue la stessa strategia: trasformare l’Europa in prima linea di una nuova
guerra fredda, a vantaggio degli interessi degli Stati uniti e dei loro
rapporti di forza con le maggiori potenze europee.
I 10 miliardi di dollari investiti dagli Usa per «rassicurare» l’Europa, servono in realtà a rendere l’Europa ancora più insicura.
Il manifesto, 15
Agosto, 2017
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